“Chissà perché gli scioperi li fanno sempre di venerdì”

Immagine di persone ad un corteo

Prima di tutto bisognerebbe verificare se davvero esiste una prevalenza del venerdì tra le giornate in cui vengono proclamati scioperi ma se anche questa verifica negasse la veridicità dell’affermazione da cui siamo partiti temo che sarebbe poco utile, perché il debunking in genere è poco efficace.

Seguiamo quindi un altro approccio e vediamo perché il venerdì è un buon giorno per fare uno sciopero, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno una maggioranza di scioperi proclamati nelle giornate di venerdì.

Punto 1: di quali scioperi si parla?

Ci sono scioperi che si traducono in una semplice astensione dal lavoro, scioperi con astensione e presidio davanti all’azienda, scioperi con manifestazione provinciale, scioperi con manifestazione regionale e scioperi con manifestazione nazionale (in genere a Roma).

Provo a raccontare come funziona uno sciopero con manifestazione nazionale perché a quanto mi risulta sono momenti a cui partecipa una sparuta minoranza di persone e può essere quindi che pochi sappiano cosa succeda realmente. Oppure, peggio ancora, può essere che in molti sopravviva il ricordo dello sciopero fatto alle superiori, e quindi la convinzione che lo sciopero di un lavoratore assomigli a quelle belle mattinate di vacanza, senza interrogazioni, in cui si faceva una bella passeggiata in centro insieme agli amici.

Il racconto parte dalla mia esperienza perché non ho altre fonti ma credo sia un’esperienza molto comune.

Da Firenze, il pullman della CGIL per Roma parte intorno alle 7:00 (pensate a che ora partano da Torino o da Palermo). Punto la sveglia alle 6:00, mi alzo, mi preparo e alle 7:00 sono al punto di ritrovo (che non è lontano da casa mia, ma non tutti hanno questa fortuna). Il Pullman parte e intorno alle 11:00 arriviamo a Roma (metro Anagnina). Facciamo la coda per entrare in metropolitana (alle manifestazioni nazionali partecipano decine se non centinaia di migliaia di persone e le metropolitane si riempiono) e intorno alle 12:00 arriviamo al concentramento, il punto di partenza della manifestazione. Dopo un po’ di attesa parte il corteo e per un’oretta abbondante si cammina, fino a quando non si arriva al punto dove si terranno i discorsi. I discorsi durano un’oretta, passata la quale si riparte e, sempre a piedi, si raggiunge la prima stazione della metropolitana aperta (per motivi di sicurezza quelle più vicine al luogo dove si tengono i vari interventi sono chiuse, quindi di solito capita di camminare parecchio), si rifà la coda, si prende la metro e si torna al pullman, dove si riparte alla volta di casa. A Firenze si arriva intorno alle 21:00 (a Firenze… ma pensate a che ora arriva a casa chi parte da Torino o da Palermo).

Quindi, ricapitolando, levataccia alle 6:00, viaggio andata e ritorno Firenze-Roma in giornata (o Torino-Roma, o Palermo-Roma, dipende), tante ore passate a camminare o comunque in piedi, rientro a casa in serata (o in nottata) e il giorno dopo bisognerebbe andare a lavorare?

Ha senso lanciarsi in ardite dietrologie sui motivi reconditi per cui questi scioperi vengano fatti “sempre” il giorno prima di un giorno in cui ci si può riposare?

Punto 2: quanto costa scioperare?

I giorni in cui si sciopera non vengono pagati, come si sa, e considerando una media di 20 giorni lavorativi al mese, conviene ricordare che al lavoratore una giornata di sciopero costa il 5% dello stipendio mensile. A chi ha uno stipendio di 1500 euro netti al mese una giornata di sciopero costa 75 euro. Non sono proprio spiccioli.

Io penso che se una persona decide di spendere 75 euro di tasca propria per fare uno sciopero abbia anche il diritto di scegliere un giorno che gli torni comodo, di unire magari l’utile al dilettevole e far cominciare con qualche ora di anticipo il suo fine settimana. In fondo sono soldi suoi, sono giorni suoi, non c’è veramente ragione di andare a mettere bocca in come decide di usarli.

Quindi, ricapitolando, io non ho elementi per dire se davvero ci sia questa preminenza di scioperi fatti di venerdì, però se anche fosse così a me sembra che ci siano delle ragioni comprensibilissime dietro la scelta di farlo proprio quel giorno.

Andarsene da Google Drive

Da anni i documenti da archiviare (referti di esami, ricevute di pagamenti, buste paga, etc.) sono sempre più spesso in formato digitale. Come conseguenza Google Drive stava diventando sempre di più il mio archivio digitale, senza che lo volessi e senza che potessi fare molto per impedirlo.

Qualche tempo fa, galvanizzato dall’esperienza dell’essermene andato da Facebook, ho cominciato a pensare di togliere il mio archivio da Google Drive e di costruirmi un archivio digitale da affiancare a quello cartaceo, fatto di fogli di carta chiusi in buste di plastica chiuse in faldoni di cartone. L’esperienza è stata positiva e ho pensato di annotare qui qualche passaggio nel caso possa essere utile a qualcun altro/a.

Prima di tutto ho dovuto pensare a cosa io volessi archiviare e a quale scopo dovesse servire l’archiviazione. Da questa analisi sono emerso con una categorizzazione dei miei documenti in:

  1. documenti che voglio avere costantemente a portata di mano (libretto di circolazione, copie dei documenti di identità, etc.);
  2. documenti che vanno conservati (anche per lunghi periodi) ma che non mi serve avere a portata di mano (scontrini, bolli auto, documenti fiscali, ecc.).

Ho quindi pensato a due archivi, uno piccolo per i pochi documenti che serve avere sottomano e uno grande per i documenti che è importante conservare ma che non serve avere sottomano. Solo il primo di questi due era necessario fosse on line mentre il secondo poteva tranquillamente essere realizzato su un supporto di memorizzazione più “tradizionale” (hard disk, chiavette USB, ecc.).

Archivio on line

Per l’archivio on line ho pensato di appoggiarmi al mio sito, ho quindi creato un nuovo sottodominio e ho pensato di installarci qualche applicazione web che mi permettesse di accedere sia per salvare che per visualizzare i documenti, ovunque io fossi (davanti al PC dell’ufficio, davanti al PC di casa, in vacanza, ecc.).

Dopo un po’ di ricerche la scelta è caduta su Nextcloud. Si tratta di un’applicazione con molti moduli di cui però ho deciso di installare solo quello dedicato all’archiviazione di file. Una cosa molto utile è che questo software dispone anche di una comodissima app per smartphone che permette di accedere o di aggiungere file all’archivio ovunque ci si trovi. Lo svantaggio di questa soluzione è che usa spazio disco “pregiato” (quello del mio sito) e quindi più costoso. Per adesso il contratto che ho con il provider è più che sufficiente a memorizzare i documenti che mi interessa archiviare in questa modalità mentre in futuro, se dovessero crescere le mie esigenze, potrò sempre passare ad un contratto di hosting di livello superiore e avere a disposizione uno spazio disco maggiore.

Un altro punto di forza di questa soluzione è che non richiede ci si preoccupi di fare backup né di eventuali problemi di sicurezza (se non quella dell’applicazione stessa), perché di tutto questo si occupa già il provider che mi fornisce lo spazio web e molto meglio di come potrei fare io.

Archivio off line

Per l’archivio off line mi sono orientato verso due chiavette USB da 64 GB, una da usare come archivio e una da adibire a backup. Ho preferito questa soluzione a quella dell’hard disk perché comunque mi offre maggiori possibilità di tenere l’archivio sempre (o quasi) con me. Portarsi dietro l’archivio però significava anche correre il rischio di perderlo e che qualche sconosciuto potesse avere accesso a tutti i fatti miei. Per mitigare questo rischio ho quindi deciso di cifrare entrambe le chiavette con BitLocker, un software per la cifratura che è nativo su Windows ma molto ben integrato anche in Linux (sul mio PC personale uso Ubuntu).

A questo punto ho raggiunto il mio obiettivo: ho un archivio a cui posso accedere ovunque io sia, ma necessariamente di dimensioni più ridotte, e un archivio che (seppure con certi limiti) posso comunque tenere con me, ma di dimensioni enormi (almeno per quelle che sono le mie esigenze di archiviazione).

E così me ne sono andato anche da Google Drive.

Andarsene da Facebook – S2E1

Stasera ho cancellato il mio account su Facebook, ora sono a tutti gli effetti un abitante del Fediverso e quindi passiamo alla seconda stagione di questa mia serie di post sul tema “andarsene da Facebook” (infatti nel titolo qui sopra vedete “S2” invece di “S1”).

Tra tutte le piattaforme che ci sono nel Fediverso ho scelto Friendica. Mi è sembrata quella più simile a Facebook e quindi quella su cui mi sarei potuto ambientare prima e con meno sforzo. Non voglio dire che Facebook abbia l’interfaccia utente migliore in assoluto ma essendo abituato a quella ho preferito non cambiare troppe cose tutte insieme.

Friendica a prima vista è stata spiazzante: è un po’ caotica, sia perché permette di fare molte cose sia perché mette a disposizione più modi per fare le stesse cose. Il risultato è che, tra tutti quei “modi”, è facile sentirsi annegare.

Come prima cosa io suggerisco quindi di cambiare il “tema” (ovvero l’interfaccia).

L’istanza di Friendica che ho scelto io, quella del Poliverso, ha due temi diversi: “Frio” (quello che trovate impostato di default al vostro primo accesso) e “Vier”.

Per cambiare il tema è necessario entrare nelle impostazioni. Per farlo dovete cliccare sul vostro nome in alto a destra e scegliere l’opzione “Settings”. Io uso la versione inglese dell’istanza, se voi usate quella italiana immagino ci sia qualcosa tipo “Impostazioni”, comunque l’opzione giusta è quella con vicino una rotellina.

A questo punto sulla sinistra vi è comparso un menù con le diverse categorie di impostazioni su cui potete intervenire. Per poter cambiare il tema dovete selezionare la quinta opzione, “Display”.

Se tutto è andato bene al centro vi saranno comparse le diverse categorie di opzioni raggruppate sotto la precedente voce “Display”. La prima di queste è “Theme” ed è quella in cui dovrete cambiare il tema, da “Frio” a “Vier”. Una volta che l’avete fatto l’immagine che vedete sotto, ovvero l’anteprima del tema, cambia e mostra l’anteprima del nuovo tema. Subito sotto l’anteprima del tema c’è il pulsante “Save settings” con cui potrete rendere effettiva la scelta.

A questo punto potete cliccare sulla parola “Home” in alto a sinistra e vedere la vostra nuova home page.

E’ un po’ migliore? io credo di sì.

Andarsene da Facebook – S1E5

L’ultima cosa che mi premeva di capire era se per Friendica ci sono app per poter fare da telefonino quello che si fa dal computer.

Ebbene ce ne sono, ne trovate una lista qui. A me è piaciuta Racoon (tr. “procione”), è possibile installarla dal Play Store come tutte le altre applicazioni per Android.

Bisogna farci un po’ l’abitudine… è molto diversa dall’app di Facebook e probabilmente andrebbe migliorata un po’ sotto il profilo dell’usabilità. Però, fattaci l’abitudine, non è niente male.

Bene, a questo punto penso di aver raccolto le informazioni che mi servivano quando ho iniziato questo percorso.

L’alternativa a Facebook c’è, non è molto frequentata anzi direi che è un mezzo deserto (il che vuol dire che ci passerò molto meno tempo di quanto ne passo su Facebook, una cosa che mi sembra positiva), non è altrettanto funzionale, ma è qualcosa di estremamente più rispettoso di me come persona, non mi vede come un oggetto da sfruttare per estrarne un profitto, non cerca di manipolarmi, non mi fa sentire una pedina in un sistema di potere malato e pericoloso.

Non chiudo con il solito “stay tuned” perché questo è l’ultimo episodio, è il finale di stagione, e questa stagione si chiude con me che ne vado da Facebook alla scoperta del fediverso.

Ci vediamo di là.

Andarsene da Facebook – S1E4

Dopo qualche giorno di esplorazione provo a fare un primo parziale bilancio della mia esperienza del Fediverso.

Partiamo da qualche aspetto negativo:

  • nel Fediverso non ci sono tutti gli amici che avete su Facebook. Non aspettatevi di trovarne neanche “la maggior parte”. E non aspettatevi di trovarne neanche “qualcuno”. Io non ne ho trovato neanche uno, per esempio. Il Fediverso è ancora molto poco conosciuto, probabilmente la maggior parte dei vostri amici non ne conosce neanche l’esistenza (e allora potreste mandargli questo link, tanto perché possano informarsi un po’ e con poco sforzo);
  • nel Fediverso non troverete tutte le pagine che seguite su Facebook e neanche la maggior parte. Io ne ho ritrovata soltanto qualcuna, 3 o 4, della decina che seguivo su Facebook;
  • non pensiate di entrare in un mondo user-friendly come Facebook. Capire come orientarsi sull’istanza che avete scelto, e più in generale nel Fediverso, richiede un po’ di pazienza. La procedura di configurazione del proprio utente, per esempio, non è banale ma è anche vero che non dovete configurare tutto e subito per poter entrare nel Fediverso: intanto entrate e poi man mano che capirete come funziona completerete il lavoro.

Detto questo, il fatto che il Fediverso sia qualcosa di ancora poco conosciuto e di così poco “mainstream” ha anche i suoi vantaggi.

Uno di questi è che ci trovate solo persone motivate nell’uso di un social network come esperienza “sociale”, appunto, non gente che ci si è trovata per caso, perché ci si sono iscritti tutti, e lo maneggia con la consapevolezza con cui un tricheco sfoglierebbe un libro di analisi matematica.

Un altro vantaggio è che ci trovate un’alta percentuale di gente che ha qualcosa da dire, e che cerca un posto dove poterlo dire in tranquillità, con l’approccio di chi vuole confrontarsi con gli altri e non vomitargli addosso le proprie frustrazioni.

Da un certo punto di vista il Fediverso ricorda molto l’internet degli anni ’90, per chi ha potuto farne esperienza. Quando la rete era un luogo frequentato prevalentemente da studenti e ricercatori, quando influencer, leoni da tastiera, fake news e hate speech erano cose che non sarebbero venute in mente neanche ai più bravi tra noi nell’immaginare futuri distopici.

Da ultimo, l’istanza che mi sono scelto io (ma penso valga per la maggior parte di quelle che potete trovare) dà anche buone garanzie sul fatto che non mi troverò intorno putiniani, no-vax, fascisti, omofobi, trumpiani, ecc.

Insomma… come in tutte le cose ci sono aspetti positivi e negativi. Suggerisco di prendervi il vostro tempo per conoscerlo meglio e poi decidere.

Considerate però che finché non avrete preso la decisione di cancellate il vostro account su Facebook non avrete la giusta motivazione per lanciarvi nell’esplorazione di questa realtà alternativa.

Manca ancora l’ultimo episodio di questa stagione, quindi…

…stay tuned!

Andarsene da Facebook – S1E3

Una volta scelta la piattaforma (nel mio caso Friendica) e la sua istanza (nel mio caso poliverso.org) si può cominciare a esplorare il Fediverso.

Come prima cosa vediamo quali “timeline” sono disponibili su Friendica, ovvero quali “insiemi di post” è possibile visualizzare.

Per accedere alle varie timeline si usa la menu bar che sul sito compare in alto a sinistra e che riporto qui sotto.

Cliccando sull’icona più a sinistra, quella con i nove quadratini, si accede alla timeline (cioè la sequenza di post in ordine di inserimento) in cui vengono visualizzati i nostri post, quelli dei nostri amici e quelli di pagine o gruppi che seguiamo. In pratica questo equivale al feed principale di Facebook, con la pregevole differenza che qui però non ci sono pubblicità e non ci sono post suggeriti da Facebook.

Cliccando sulla seconda icona, quella con la casetta, accediamo ad una timeline in cui vediamo solo i post che abbiamo scritto noi o che sono stati scritti da altri ma che noi abbiamo condiviso, con i relativi commenti.

Cliccando sulla terza icona, quella che ricorda un bersaglio, accediamo alle timeline in cui compaiono tutti i post, sia quelli dei nostri amici sia quelli di sconosciuti. Più precisamente in questa sezione ci sono due timeline diverse, una si chiama “Local community” (io uso la versione inglese di Friendica ma ce n’è anche una italiana) e contiene i post di tutti gli utenti iscritti all’istanza su cui ci si trova, e l’altra si chiama “Global community” e contiene i post di tutti gli utenti del Fediverso, indipendentemente da quale piattaforma o istanza stiano usando.

Queste ultime due timeline sono ovviamente quelle in cui possiamo andare a cercare le persone o le pagine che vogliamo seguire.

Se invece conosciamo già il nome della persona o della pagina che vogliamo seguire è possibile cercarla in tutto il Fediverso usando la casella di ricerca che compare in alto, alla sinistra del nostro nome. Se ad esempio volessimo cercare una persona per nome dovremmo scrivere qualcosa come “@Mario Rossi” mentre se volessimo cercare pagine che parlassero di un dato argomento (es. romanzi russi) dovremmo scrivere qualcosa come “romanzi russi”. Si noti la presenza o l’assenza del carattere “@”: se si cercano persone è necessario metterlo, in modo che il sistema cerchi il testo indicato solo nei campi contenenti nome, cognome e nickname, se si cercano argomenti invece non va messo e il sistema cercherà le parole indicate in tutto il contenuto dei post.

Ci sono ancora altre cosette da capire quindi…

Stay tuned for more!

Andarsene da Facebook – S1E2

Intanto un po’ di basi, fissiamo i significati delle parole che accompagnano questo cambiamento.

Social network
un posto (virtuale) in cui la gente si ritrova per fare quattro chiacchiere, informarsi, scambiare foto, video, ecc. Siccome un esempio vale più di mille parole, i social network sono “luoghi” come Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn, ecc.
Fediverse (o Fediverso, in italiano)
è una parola-macedonia derivata dall’unione di “Federated” e “Universe”. Indica una rete di diversi social network federati tra loro, ovvero dotati di protocolli di scambio di messaggi che ne permettono la condivisione su tutti i social network che compongono la rete. Per restare agli esempi fatti sopra, Facebook, Twitter e Instagram non sono federati perché scrivendo un messaggio su Facebook questo non sarà automaticamente visibile anche su Twitter e LinkedIn
Piattaforma
è un software che permette l’accesso al Fediverso. Se Facebook, Twitter e LinkedIn fossero federati, ognuno dei tre potrebbe essere considerata una piattaforma di quell’universo. Nel Fediverso ci sono diverse piattaforme, GNU Social, Mastodon, Friendica, ecc. Ogni piattaforma ha le sue funzionalità, qualcuna ad esempio ha un limite alla lunghezza dei post che si possono inserire, altre potrebbero non permettere la condivisione di foto, ecc.
Istanza
è una particolare installazione di una piattaforma. Tutte le istanze (tutte le installazioni) di Mastodon, ad esempio, hanno un limite al numero dei caratteri che si possono inserire in un post, numero che è legato alla piattaforma (Mastodon in questo caso). Tuttavia, ogni istanza di una piattaforma può avere delle regole di gestione sue, diverse da quelle delle altre istanze. Ad esempio, gli amministratori di ogni istanza di Mastodon, o di Friendica, possono decidere se moderare i contenuti che compaiono nella loro istanza oppure no, e nel caso decidano di farlo possono anche decidere secondo quali regole

Per mettere insieme tutto quanto scritto qui sopra possiamo dire che per entrare nel Fediverso bisogna scegliere la piattaforma che si vuole usare e quindi l’istanza a cui registrarsi.

Io ho scelto Friendica come piattaforma d’elezione, perché ha caratteristiche simili a Facebook, e poliverso.org come sua istanza (perché è l’unica italiana). Al momento questa istanza non arriva neanche a 400 utenti ma essendo parte del Fediverso è possibile trovarvi anche i post di utenti che non sono registrati su Friendica, cosa che fa aumentare molto il bacino delle persone che si possono seguire.

Se volete vedere il mio utente, eccolo qui: https://poliverso.org/profile/max

Vi saluto e vado a cercare di capire qualcos’altro su questo nuovo universo.

Stay tuned!

Andarsene da Facebook – S1E1

Tante cose da tempo non mi piacciono più nel mondo Facebook: la troppa pubblicità, il dover vedere post che non mi interessano perché qualche “algoritmo” ha deciso che devo vederli o, peggio ancora, il non poter vedere post dei miei amici, delle mie amiche o delle pagine che seguo perché, a causa degli argomenti trattati in quei post, Facebook ha deciso di ridurne la visibilità.

Un paio di articoli che sono molto interessanti in merito a come sia cambiato Facebook e perché sia ora di prendere in considerazione l’idea di spostarsi altrove li hanno scritti Arianna Ciccone su Valigia Blu e Massimo Max Giuliani sul suo blog.

Per quanto mi riguarda la situazione è precipitata con le dichiarazioni di Zuckerberg sulla sospensione dei programmi di fact checking.

Il problema di quelle dichiarazioni non è tanto la sospensione in sé, perché il fact checking possiamo farlo anche da soli, quanto piuttosto la scelta di accondiscendere completamente alla visione della nuova amministrazione statunitense, con il suo portato di violenza, odio, discriminazioni, false notizie, ecc.

Se anche avessi potuto sopportare (ma per quanto ancora?) la prima serie di problemi, la situazione che si è venuta a creare dopo quelle dichiarazioni è diventata per me intollerabile. Come posso restare legato ad un sistema permeato da una cultura e da valori così diversi dai miei?

Da qui la decisione di cui sopra: me ne vado da Facebook.

Detto questo, si apre il problema di trovare un luogo (virtuale) dove continuare a fare quello che faccio su Facebook, ovvero mantenermi in contatto con persone che mi piacciono e a cui sono legato, informarmi, avere un posto dove dire due stupidate o condividere qualche pensiero serio quando mi viene voglia di farlo.

Inizio oggi un’analisi delle possibilità alternative a Facebook che vengono offerte dalla rete e siccome credo ci siano molti suoi utenti in una condizione di disagio simile alla mia, ho pensato di condividere questo percorso sul mio blog, nel caso ci fosse qualche altra persona che volesse migrare altrove.

Quello che sto cercando è un social network che mi permetta di fare quello che faccio da anni su Facebook ma che sia senza pubblicità, che abbia più rispetto per la mia privacy ma soprattutto che sia inclusivo, che metta limiti ai messaggi di odio, al diffondersi di false notizie e teorie complottiste, che sia compatibile con i miei valori. Un social network di ispirazione progressista e democratico, un luogo virtuale che escluda dai suoi frequentatori chi con i suoi modi, con i suoi valori, con la sua cultura, mi rende tossico l’ambiente.

E se non lo troverò, proverò a farne uno io.

Stay tuned!

Hallowed Be Thy Name – Iron Maiden

"The Number Of The Best" LP cover

Brano disponibile su YouTube.

Hallowed Be Thy Name Sia santificato il tuo nome
I’m waiting in my cold cell when the bell begins to chime Aspetto nella mia cella fredda, sento i rintocchi della campana
Reflecting on my past life and it doesn’t have much time Penso a ciò che è stata la mia vita, non le resta molto tempo
‘Cause at 5 o’clock, they take me to the Gallows Pole Alle cinque mi porteranno al patibolo
The sands of time for me are running low La sabbia nella mia clessidra sta finendo
Running low, yeah! Sta finendo!
   
When the priest comes to read me the last rites E’ arrivato il prete, per l’estrema unzione
Take a look through the bars at the last sights Riesco a buttare un ultimo sguardo oltre le sbarre
Of a world that has gone very wrong for me Ad un mondo dove mi è andato tutto storto
   
Can it be that there’s some sort of error? Può essere un errore?
Hard to stop the surmounting terror E’ difficile tenere a bada la paura che cresce
Is it really the end, not some crazy dream? E’ davvero la fine o è solo un sogno pazzesco?
   
Somebody, please tell me that I’m dreaming Qualcuno mi dica che sto sognando, per favore
It’s not easy to stop from screaming Non riesco a smettere di gridare
The words escape me when I try to speak Quando provo a parlare le parole mi sfuggono
Tears flow, but why am I crying? Scendono le lacrime ma perché sto piangendo?
After all, I’m not afraid of dying Dopo tutto non ho paura di morire
Don’t I believe that there never is an end? Non ho forse fede nel fatto che non ci sia mai una fine?
   
As the guards march me out to the courtyard Mentre le guardie mi scortano verso il cortile
Somebody cries from a cell, “God be with you” Da una cella qualcuno mi grida “Dio ti accompagni!”
If there’s a God, why has he let me go? Ma se c’è un Dio, perché mi ha lasciato?
   
As I walk, my life drifts before me Mentre cammino la vita mi scorre davanti
Though the end is near I’m not sorry Anche se la fine si avvicina non mi dispiace
Catch my soul, it’s willing to fly away Prenditi l’anima, non vede l’ora di volare via
   
Mark my words, believe my soul lives on Fidati, la mia anima continuerà a vivere
Don’t worry now that I have gone Non preoccuparti ora che me ne sono andato
I’ve gone beyond to seek the truth Sono andato oltre, a cercare la verità
   
When you know that your time is close at hand Quando ti accorgerai che il tuo tempo sta per finire
Maybe then you’ll begin to understand Forse allora comincerai a capire
Life down here is just a strange illusion La vita quaggiù è solo una strana illusione
   
Yeah-yeah-yeah, hallowed be thy name Sia santificato il tuo nome
Yeah-yeah-yeah, hallowed be thy name Sia santificato il tuo nome
Steve Harris – LP “The Number Of The Beast” (1982)